25 gennaio 2016: 10 anni di scuola libera a Bolzano con FUSS

di Ezio Monastero, insegnante del team FUSS (Free Upgrade South Tyrol’s Schools)

IL PASSATO

Provincia di Bolzano, settembre 2005 primo giorno di scuola. Sui computer di circa 15.000 studenti e 1.700 insegnanti delle scuole in lingua italiana, di ogni ordine e grado della Provincia, appare una strana schermata verde: è GNU/linux soledad. E’ entrato in funzione il progetto FUSS (Free Update South tyrol’s Schools), progetto che prevede come primo passo la migrazione dei computer dal sistema operativo windows al sistema operativo GNU/linux.

Il progetto è finanziato dal Fondo Sociale Europeo, sostenuto e patrocinato dall’assessorato alla scuola in lingua italiana della Provincia autonoma di Bolzano, gestito amministrativamente dalla Formazione Professionale Einaudi di Bolzano in collaborazione con la Sovrintendenza scolastica in lingua italiana della Provincia di Bolzano, con la consulenza e collaborazione di una azienda italiana operante nel mercato informatico del software libero. Si è creata una forte sinergia e convergenza di intenti fra politica, pubblico e privato, capace di far partire la progettazione già nel gennaio del 2005 in modo da essere pronti a settembre con il nuovo anno scolastico.

Il progetto vuole sviluppare l’idea di fondo che sta alla base del software libero: la libertà di accesso alle informazioni e della condivisione della conoscenza, che si adatta perfettamente al compito educativo della scuolaQuesta scelta etica consente di distribuire, gratuitamente e in modo legale, agli allievi e ai docenti il software usato a scuola, creando in questo modo una cultura informatica basata sulla condivisione e la diffusione delle conoscenze. Obiettivo a medio-lungo termine di questo progetto è favorire metodologie di didattica collaborativa, che facciano del docente un soggetto in grado di fornire supporto allo studente che opera direttamente nella costruzione del suo sapere.

La tecnologia informatica, vista come un mezzo didattico, costringe comunque il docente a rivedere la sua metodologia, ad aprire l’aula al mondo esterno (Internet) e ad accedere a risorse conoscitive praticamente illimitate, mentre gli studenti devono imparare a selezionare, rielaborare l’informazione e a condividerla. L’idea è di portare nelle case degli studenti lo stesso sistema operativo e gli stessi software che si usano a scuola. Nascono così negli anni le distribuzioni FUSS dedicate alla scuola, che gli studenti o trovano sui pc del proprio istituto o possono scaricare dal sito www.fuss.bz.it oppure ricevere dalla scuola tramite un cd-rom live (negli anni a seguire saranno prodotti dvd live).

Se il modello funziona potrà poi essere esteso a tutta la Formazione professionale In lingua italiana della Provincia e poi alla scuola in lingua tedesca e all’ Amministrazione pubblica provinciale. Certamente obiettivi elevati, da raggiungere gradualmente e da perseguire diffondendo il modello e coinvolgendo il maggior numero di persone.

Il progetto prevede, oltre a una fase di analisi dello stato dell’hardware e la “migrazione” vera e propria, la preparazione di pacchetti software come fuss-server (configurazione servizi per i server) e fuss-client, capaci di rendere l’installazione dei server e la configurazione dei client più semplice e parzialmente automatizzata. Sui desktop dei pc compaiono programmi didattici open source liberamente scaricabili e già testati. Negli anni il progetto verrà dotato di altri servizi come octofuss (gestione server e utenti), octomon (monitoraggio tecnico delle installazioni), una rete VPN che collega tutte le scuole, server con piattaforme di e-learning (Moodle e Chamilo), servizi voip per alcune scuole, solo per citare i più significativi.

Il progetto prevede inoltre un corso di formazione di circa 500 ore per un gruppo di 8 persone (7 docenti e un amministrativo ) che dovranno a regime gestire il sistema dal lato tecnico (hardware e software), ma soprattutto svolgere attività di supporto didattico per le TIC (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) al personale docente e agli studenti. Viene creato il gruppo Fuss che svolge la sua attività spostandosi in ogni scuola del territorio a seconda delle esigenze e diventa, nel tempo, punto di riferimento e di consulenza per tutte le attività didattiche che utilizzano le tecnologie.

Dal 2006 al 2015 il progetto prosegue con il gruppo FUSS che ogni due anni propone una distribuzione nuova basata su ubuntu, dove inserisce le soluzioni più adatte alla didattica, implementa le richieste dei docenti in fatto di tecnologie informatiche e aggiorna periodicamente, con la distribuzione Debian, i server delle scuole della Provincia. Tutto questo senza dimenticare la scopo fondamentale: supportare i colleghi e gli studenti nell’ utilizzo delle TIC nella pratica quotidiana dell’insegnamento e dell’apprendimento.

IL PRESENTE

Dal 2015 la Ripartizione informatica della Provincia di Bolzano ha preso in consegna l’assistenza tecnica della maggior parte delle scuole. Sono rimasti solo tre insegnanti del gruppo FUSS, dato che con Delibera della Giunta Provinciale di Bolzano del 19 maggio 2015, n. 584 (nota 15) sono stati “riportati 5,75 docenti a tempo pieno al loro ruolo di provenienza”.

Ogni bilancio però registra luci ed ombre. Le ombre: difficoltà di estendere l’utilizzo del software libero alle famiglie, resistenze dei colleghi nel passaggio tecnologico, “muri di gomma” dell’Amministrazione che non si attiva con la stessa energia nel collaborare, errori legati alla scarsa capacità del gruppo di comunicare e di coinvolgere altri soggetti che potrebbero sostenere il progetto.

Dall’altra parte però anche le luci: il raggiungimento in tutte le scuole dell’utilizzo di OpenOffice e poi LibreOffice in sostituzione dei costosi software proprietari. Quasi azzeramento dei costi per le licenze software che al momento della migrazione ammontavano a circa 150.000 euro (solo sistema operativo), un contatto continuo del gruppo con i colleghi a cui forniscono consulenza e trasferimento di conoscenze sia tecniche che didattiche, per migliorare il loro lavoro con le TIC; decine di ore di corsi di aggiornamento per l’impiego di software liberi (copyleft) nell’insegnamento.

IL FUTURO

Qualsiasi progetto sulle TIC, che coinvolga le scuole, per poter funzionare deve prevedere un gruppo di persone con competenze tecniche e didattiche, ma che devono comunicare fra loro. Molte volte però non sono i problemi tecnici che bloccano l’innovazione tecnologica e didattica. A bloccare è la non conoscenza delle potenzialità dei software a disposizione, la mancanza di tempo nell’attività insegnante di dedicarsi a queste problematiche, l’organizzazione del lavoro che non prevede tempi per queste esigenze e comunque pochi esperti a cui ricorrere, che non siano il collega o il tecnico scolastico disponibili.

Serve quindi che le Amministrazioni decidano con i fatti e non con i buoni intendimenti, che lo sviluppo delle tecnologie nelle scuole debba essere sostenuto e finanziato, cercando le soluzioni meno costose che coinvolgano maggiormente gli operatori e i cittadini che usufruiscono dei servizi.
Serve che si attuino leggi già esistenti che prevedono da parte delle Amministrazioni l’utilizzo di “open document” accessibili a tutti.
Servono nelle scuole collegamenti Internet veloci che permettano l’accesso alle risorse didattiche (piattaforme di e-learning, siti didattici, ecc.).
Servono quindi insegnanti che siano informati, formati e convinti dell’importanza di avere software libero a scuola.
Serve una squadra di tecnici che siano ugualmente formati (e se possibile certificati) ad intervenire su macchine GNU/Linux al pari di quanto fanno per altri sistemi operativi.
Serve che le scuole creino momenti di incontro con i genitori per mostrare che gli strumenti che gli studenti usano a scuola possono essere usati anche a casa, senza aggravi per le famiglie
Serve che tutti coloro che ruotano intorno al mondo del software libero si adoperino perché, nella scuola e non solo, esso possa avere il giusto spazio, diventando una risorsa “libera” da non confondere con “gratuita” come spesso il free software viene indicato.

Manca tutto questo nel modo della scuola alto-atesina? No, ma sicuramente non c’è o almeno non si intravede più, la comunità di intenti che fece partire questo progetto. Progetto che deve continuare in altre forme, aprirsi ad altri ambiti, deve adeguare gli obiettivi e altre persone debbono subentrare; l’unica cosa che non deve fare, è spegnersi lentamente.

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