Standard Aperti per un Giornalismo Costruttivo

Quando ho iniziato a scrivere articoli, prima come semplice appassionato e poi come giornalista, i miei “ferri” del mestiere erano una Lettera 22 e una risma di carta. Parliamo, ovviamente, di un’altra epoca, precedente all’introduzione del personal computer e dei software per la scrittura.

Nel 1981, l’arrivo del PC ha cambiato tutto, anche se i primi software per la scrittura erano molto rudimentali rispetto a oggi. Nel 1984, l’arrivo del Macintosh ha accelerato il processo, perché il desktop publishing ha accorciato la distanza tra il giornalista e il giornale. Lentamente, la professione è cambiata, il mondo dell’editoria è cambiato.

Dopo una decina d’anni, l’arrivo di internet ha rivoluzionato tutto quello che riguardava la comunicazione, e quindi anche il giornalismo. La carta è stata prima affiancata, poi integrata e poi in qualche caso addirittura sostituita dal web.

Oggi, i giornalisti hanno un controllo totale del processo che va dall’elaborazione alla pubblicazione dell’articolo, in quanto sono in grado di gestirlo in prima persona. In questo senso, sono responsabili non solo dei contenuti ma anche dell’approccio, anche se quest’ultimo viene spesso “guidato” dagli obiettivi dell’editore.

Lungo questo percorso, il giornalismo ha rinunciato a uno dei suoi compiti fondamentali, quello di far crescere i lettori attraverso un’informazione costruttiva. La rincorsa al click, infatti, ha spostato l’attenzione dai contenuti più ricchi di significato – più complessi, e quindi più difficili sia da spiegare sia da comprendere – a quelli più spettacolari, sia in senso positivo che in senso – soprattutto – negativo. Purtroppo, oggi la violenza e il conflitto fanno più notizia di qualsiasi storia di riscatto, di crescita e di successo.

Oltre a rinunciare al proprio ruolo positivo, con l’evoluzione dall’analogico (la carta) al digitale (il web) il giornalismo ha perso la possibilità di governare i contenuti, che viene mediato dalle big tech grazie all’uso di un formato proprietario controllato da una sola azienda – Microsoft – e studiato in modo estremamente sofisticato per “bloccare” l’evoluzione della tecnologia, e quindi dell’innovazione, rispetto a standard aperti che lasciano agli utenti il pieno controllo degli strumenti e dei contenuti e spalancano la strada all’innovazione.

Infatti, utilizzando il formato dei documenti di Microsoft Office – adottato anche da molti concorrenti, che evidentemente non comprendono le possibili ripercussioni negative di questa decisione, che espone i loro utenti all’arbitrio dell’azienda di Redmond – si lascia alle strategie commerciali della stessa Microsoft la possibilità di accedere ai propri contenuti in futuro, visto che basterebbe una modifica unilaterale del formato stesso (possibile solo nel caso di un formato proprietario) per rendere illeggibili i documenti.

La situazione sarebbe completamente diversa se le autorità – ovvero i governi, e le istituzioni che da essi dipendono – invece di legiferare sull’uso dei formati standard e aperti per i documenti senza sanzionare il mancato rispetto della legge, per cui tutti scelgono le manette senza pensieri del formato proprietario, obbligassero a scegliere Open Document Format, l’unico formato standard aperto per i documenti, a difesa dei diritti dei cittadini.

Ciascuno di noi potrebbe infatti scegliere la piattaforma hardware, il sistema operativo e il software che preferisce, per il costo, il livello di sicurezza, le caratteristiche e le funzionalità, la richiesta di risorse, l’interfaccia utente, le simpatie o le antipatie, senza che tutto questo interferisca sulla possibilità di creare contenuti, trasferirli all’interno di un documento, e scambiare questo documento con qualsiasi altro utente, indipendentemente dalle sue scelte (che potrebbero essere radicalmente diverse o totalmente opposte), non solo oggi ma anche in futuro, con l’unico limite costituito dalla sua voglia di fare.

Questo articolo è stato scritto per la Giornata Nazionale dell’Informazione Costruttiva 2022. Segui l’hashtag #GNIC2022 per scoprire gli altri contenuti della giornata.